La nuova guerra in Medio Oriente ha dirottato all’inizio la liquidità verso gli asset difensivi ma, in generale, l’impatto sui mercati è stato relativamente contenuto. C’è tuttavia molta prudenza nel timore che il conflitto possa allargarsi.

Un eventuale allargamento dei conflitti in Medio Oriente potrebbe minare la fiducia delle imprese, gli investimenti e la dinamica dei prezzi, con potenziali impatti sulle politiche monetarie espansive.

Nell’Eurozona la guerra tra Hamas e Israele rischia di far aumentare i prezzi dell'energia nel breve periodo, rendendo incerte le prospettive dell’inflazione. Intanto le pressioni interne, in particolare l'aumento dei salari, rimangono significative.

I rendimenti dei Treasury decennali Usa hanno raggiunto il 5 per cento, top dal 2007, influenzando i mercati. La spinta è arrivata principalmente dalla robusta crescita economica interna, che ha riacceso i timori di nuove strette del credito.

La Bce non prevede cambiamenti improvvisi nella sua politica monetaria perché impegnata a mantenerla restrittiva finché necessario. I dati disponibili a giugno sono cruciali per un possibile taglio. In calo le stime dell’inflazione e della crescita.

Alla Borsa di Milano gli indici Small Cap, STAR ed Euronext Growth Milan hanno mostrato finora performance negative, con un divario del 30 per cento dal Ftse Mib. Le PMI pagano le massicce uscite dai PIR e i disinvestimenti dei gestori internazionali.

Ad alzare i corsi sono le tensioni in Medio oriente, le difficoltà del Venezuela, la politica di tagli alla produzione di Opec e Russia e il ciclo economico positivo. E l’equilibrio tra consumatori e produttori appare quasi perfetto.

La recente crisi delle banche Usa medie e piccole è paragonata dagli esperti a quella delle Savings and Loans di fine anni 80. Indaghiamo analogie e differenze. Oggi il sistema bancario è comunque meglio capitalizzato e maggiormente difeso dagli choc.

Gli high yield presentano un ampio livello di volatilità e, se si decide di avere questa fonte di rendimento, bisogna accettare la possibilità di enormi oscillazioni, almeno in un contesto di politiche monetarie così lassiste.

Molti investitori europei hanno un’idea sbagliata dell’Africa. Il continente è molto più vario di quanto la maggior parte degli investitori lo percepisca, e ancora più vario di quanto lo sia l’Europa.

L’Fmi stima che il Covid abbia comportato per il Pil europeo la perdita di 3mila miliardi di dollari: la tempestiva risposta politico-monetaria ha evitato un risultato più devastante. Outlook molto incerto, timori per la Brexit.

La situazione finanziaria delle famiglie italiane è solida: l'indebitamento è contenuto, la crescita del reddito disponibile e i bassi tassi di interesse ne favoriscono la sostenibilità.

Dopo una fase di calo delle quotazioni pilotata dalle attese per un’inversione di tendenza della politica monetaria da parte della Fed e della Bce, i titoli di stato più sicuri si sono riappropriati del ruolo di porti sicuri.

Negli ultimidue decennii, le performance economiche dei paesi baltici (Estonia, Lituania e Lettonia) hanno superato nettamente quelle realizzate dal resto del Vecchio Continente. Il processo di convergenza verso l'Ue continua senza soste.

Lo studio GfK su ‘Sentiment e Risparmio delle famiglie Italiane’ ha evidenziato come progressivamente le famiglie italiane che possono contare su redditi medi o medio-bassi siano uscite dal mondo degli investimenti.

Nel medio-lungo termine, passata la tempesta, queste società hanno a disposizione modelli di business e liquidità da investire tali da progredire anche in presenza di una normativa più restrittiva e maggior controlli fiscali.

Il rendimento lordo medio di un appartamento in Italia è il 4,9 per cento, che si dimezza se si calcolano spese e tasse. I valori possono cambiare molto a seconda della città, del tipo di contratto di affitto, della tipologia di immobile.